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Atopica a chi?

I problemi e le malattie della pelle sono in continuo aumento negli ultimi anni. Prodotti chimici sulla cute e sole nelle ore più calde non aiutano.

La dermatite atopica, patologia infiammatoria cronica della pelle è una delle condizioni dermatologiche più diffuse e problematiche nei Paesi industrializzati. Colpisce il 15-20% dei bambini e il 5-8% degli adulti. Nel 40-60% dei casi tende a scomparire nell’adolescenza, ma si possono avere recidive o una prima comparsa della malattia in età adulta. Un’indagine recente sui centri specialistici dermatologici e allergologici italiani ha individuato oltre 35 mila pazienti adulti nel nostro Paese seguiti per dermatite atopica, di cui circa 8 mila affetti dalla forma grave.

La dermatite atopica (eczema) è una condizione che rende la pelle rossa e pruriginosa. È spesso di lunga durata (cronica) e in alcuni casi può essere accompagnata da asma o febbre. Nel bambino va trattata abbastanza nell’immediato perché bloccarla significa, in molti casi, evitare l’esordio di allergie e asma. Infatti, la dermatite atopica va ben oltre la pelle e da problema cutaneo può diventare una malattia a impatto sistemico.

Manifestazioni “atopiche”

I sintomi caratteristici sono lesioni della cute che possono coprire la maggior parte del corpo, unite a un prurito intenso e persistente. “La dermatite atopica è spesso solo la punta dell’iceberg di una predisposizione genetica, condizionata da fattori ambientali, a sviluppare reazioni immunitarie amplificate verso alcune sostanze esterne”, spiega Giampiero Girolomoni, Professore ordinario di Dermatologia e Venerologia dell’Università degli Studi di Verona. “Spesso, inoltre, dal difetto di barriera epidermica tipico della dermatite atopica si genera una sensibilizzazione che dà origine alla cosiddetta marcia atopica, ovvero la predisposizione a sviluppare in maniera conseguente o simultanea più malattie atopiche, che si pensa essere causate dal medesimo meccanismo patogenetico”.

Alza il controllo

A fianco della terapia farmacologica per le fasi acute, basata sul controllo dell’infiammazione, l’applicazione di prodotti cosmetici emollienti e idratanti, assume una valenza terapeutica. Si parla infatti di basic therapy, ossia di formulazioni che, ripristinando e preservando la funzione barriera dello strato corneo, migliorano la condizione di secchezza cronica, aiutano a lenire il prurito e prevengono l’insorgenza di complicanze. In base agli studi clinici, risulta che l’impiego costante di idratanti permette una prevenzione delle recidive e una conseguente riduzione dell’uso di cortisonici topici.

I trattamenti più adatti sono formulati come emulsioni, cioè sistemi costituiti da una fase acquosa, ingredienti idrofili e da componenti della fase grassa. In funzione della quantità e delle proprietà emollienti di questi componenti è possibile realizzare formulazioni più adatte all’utilizzo nella stagione calda e altre indicate in quella più fredda.

L’applicazione di questi prodotti dovrebbe essere estesa a tutto il corpo poiché la secchezza cutanea è generalizzata e mantenuta anche in assenza di lesioni. In aggiunta, possono risultare utili i trattamenti lenitivi a base di ossido di zinco e amido, da applicare sulle aree maggiormente arrossate per contrastare l’irritazione, prevenire screpolature e assorbire l’eventuale essudato.

Anche una corretta detersione può contribuire al benessere della pelle atopica. Deve avere un’azione igienica efficiente per riequilibrare la flora cutanea e tenere sotto controllo i batteri patogeni, ma allo stesso tempo deve essere delicata e a pH tendenzialmente acido.  Le formulazioni sono quindi realizzate con tensioattivi blandi, anfoteri o non ionici, che fanno poca schiuma, ma hanno il vantaggio di non aggredire la pelle e di essere adatti anche per lavare i capelli e quindi detergere dolcemente il cuoio capelluto.

Per evitare dermatiti da contatto di tipo irritativo e allergico , frequenti in caso di dermatite atopica a causa della maggiore permeabilità cutanea, è importante la scelta di prodotti formulati con pochi ingredienti altamente tollerati dalla pelle e senza i più comuni ingredienti causa di allergie quali il profumo e alcuni conservanti.

Sì al sole, ma solo se…

Con l’arrivo della bella stagione la luce naturale è più intensa. Vale la pena di esporre la pelle al sole, perché recenti studi hanno provato che i raggi UV svolgono un’azione antinfiammatoria, alleviando prurito e rossore. Sì allora a gonne corte e T-shirt in cotone, applicando sulle zone di cute scoperta un prodotto con filtro solare.

Attenzione, però: la dermatite deve essere in fase di remissione (come capita appunto nei mesi più caldi) e la pelle ben integra. Se è screpolata e arrossata i raggi del sole possono essere dannosi. «Inoltre è bene non esporsi al sole nei prati se si è soggetti ad allergia, perché la presenza dei pollini può peggiorare il problema», avverte l’esperto.

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